– Facebook vuole fare storia, questa volta insieme ai suoi utenti. Dopo il capitombolo preso in borsa, la creatura di Zuckerberg si è dovuta presto rialzare preoccupandosi ed occupandosi dell’annosa questione della condivisione dei dati sollevata dall’Authority irlandese per la protezione dei dati personali, anche alla luce delle recenti modifiche applicate alla piattaforma.
Facebook ha puntato sulla partecipazione attiva dei suoi iscritti e 900 milioni di persone (il terzo Paese più popolato al mondo, insomma) dal 1 giugno sono state chiamate ad esprimere un voto su quali regole dovranno essere adottate per la gestione dei loro dati.
Oggetto del referendum sono le modifiche regolamentari. Per il raggiungimento del quorum e per rendere vincolante il risultato, servirà la partecipazione di circa il 30% degli iscritti. In caso contrario, l’opinione sarà solamente consultiva. Sarebbe stato opportuno, comunque, fornire i dati dell’affluenza provvisoria in corso di votazione, visto che si è protratta per diversi giorni, in modo da incentivare gli utenti a prendervi parte.
Durante la settimana del referendum, che si conclude oggi alle 18:00, si è potuto scegliere se mantenere i regolamenti attuali o introdurre alcune modifiche alla Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità (DDR) e alla Normativa sull’utilizzo dei dati. Alcuni cambiamenti effettuati nei nuovi documenti sono del tutto formali e puramente informativi (ad esempio,i riferimenti alla “Normativa sulla privacy” sono stati sostituiti in riferimenti alla “Normativa sull’utilizzo dei dati” e l’espressione “messaggi di odio” è stata cambiata con “discorsi che incitano all’odio”) mentre altri sono più sostanziali (come il mantenimento dei dati di inserzionisti pubblicitari per 180 giorni, avvertendo che i tempi di custodia delle informazioni potrebbero avere anche periodi inferiori o superiori, o il mantenimento della Timeline) e “responsabilizzanti” per l’utente, al fine di rendere più consapevole l’utilizzo del social network.
Buona parte delle modifiche dei regolamenti riguarda, in sostanza, l’integrazione di spiegazioni su quelle opzioni e funzioni già attive e accessibili che ancora non erano state inserite nelle descrizioni delle regole del social network.
Perché il coinvolgimento referendario? E, soprattutto, perché adesso? Viene naturale chiedersi quali siano le ragioni strategiche della scelta di uno strumento cardine della democrazia diretta che espone ulteriormente il colosso al rischio della “impopolarità”. Un segnale importante per i mercarti, che in questi giorni continuano ad esprimere la loro sfiducia nelle potenzialità della società e nella sua capacità di resistere al panta rei digitale, pur con il suo esercito di oltre 900 milioni di utenti che gli garantisce una vantaggiosa posizione monopolistica per investire nell’innovazione e nella tecnologia. Fino ad ora. La pubblicità non è abbastanza, le entrate sono in recessione e alcuni Maya dell’alta finanza hanno già annunciato la fine del mondo (del social network, s’intende) entro il 2020.
Potrebbe accadere. Facebook potrebbe non resistere né alla pressione dei mercati né a quelle delle authority, ma resta il fatto che oggi termina il primo grande esperimento di democrazia digitale. Non potevo non parteciparvi, con il mio voto.